laudato si' - schema riassuntivo

Avvertenza

Ricordo che questo riassunto è fatto da un semplice fedele, non da un esperto o da un teologo. E soprattutto non è un interpretazione o un commento ma solo un riassunto, basato su quel che ho capito del documento.

Spero che questo riassunto vi sia di aiuto, ma non usatelo come "sostitutivo" dell'enciclica. I passi che vi interessano vanno letti sull'originale.

Grazie!

Presentazione

CHE COS'È. È una "lettera" enciclica – una lettera destinata ad andare in giro.

CHI L'HA SCRITTA. Papa Francesco.

QUANDO. Nel 2015, in occasione della festa di Pentecoste.

A CHI È INDIRIZZATA. Non solo ai Cristiani ma «a ogni persona che abita questo pianeta».

PERCHÉ QUESTO TITOLO. Il titolo «Laudato Si'» deriva dalle prime parole di un famoso cantico di san Francesco.


PARTE INTRODUTTIVA

L'introduzione richiama i contributi dei papi precedenti, del patriarca ortodosso Bartolomeo, di san Francesco d'Ass3isi, e si conclude con un appello personale di papa Francesco: «sappiamo che le cose possono cambiare… il Creatore … non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore».

 

CAPITOLO PRIMO

Il papa passa in rassegna vari aspetti concreti del problema ecologico. Gli aspetti etici vengono talvolta accennati, rinviando gli approfondimenti ai capitoli seguenti.

Si parla in particolare di inquinamento (20-22), clima (23-26), acqua potabile (27-31), biodiversità ed estinzioni (32-42), degrado ambientale e suo effetto sulla vita umana (43-49), popolazione e risorse (50-52).

Le reazioni politiche sono spesso deboli, i poteri economici hanno altri interessi (53-57). Esiste comunque una legittima varietà di opinioni, che la chiesa rispetta, limitandosi a sottolineare la gravità dei problemi e la capacità dell'umanità di agire in positivo. (58-61)

 

CAPITOLO SECONDO

Ricordato che l'enciclica è rivolta a tutti, se si vogliono risolvere certi problemi «nessuna forma di saggezza può essere trascurata, nemmeno quella religiosa con il suo linguaggio proprio». Per i cristiani poi i doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della fede. (62-64)

Il papa parte dalla Bibbia, a cominciare dal racconto della creazione. Dio ha invitato l'uomo a “coltivare” e “custodire” la terra, ma in più passi ha ribadito che la terra appartiene a Lui. Il testo si sofferma poi su Caino e su Noè. (65-75)

Per i cristiani dire “creazione” è più che dire “natura”. «La creazione appartiene all’ordine dell’amore». Un mondo fragile e aperto alla relazione con Dio. Nessuna creatura è esclusa. Questo non significa togliere all'essere umano un valore speciale, unito a una speciale responsabilità. Ma il cuore è uno solo, maltrattare gli animali danneggia anche le relazioni con gli altri uomini. (76-92)

La Terra è eredità comune. E quindi ogni approccio ecologico deve tener conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati. Viene richiamata in proposito anche la dottrina sociale della Chiesa. (93-95)

«Secondo la comprensione cristiana della realtà, il destino dell’intera creazione passa attraverso il mistero di Cristo.» Le creature non sono esclusivamente una realtà naturale; Cristo stesso, per mezzo del quale sono state create, le orienta verso un destino di pienezza. (96-100)

 

CAPITOLO TERZO

Il capitolo terzo è dedicato alla “radice umana della crisi ecologica”. I progressi della tecnica e della scienza hanno prodotto effetti ammirevoli e positivi, ma ci hanno anche dato un tremendo potere. La crescita tecnologica non è stata accompagnata da un adeguato sviluppo della responsabilità, dei valori e della coscienza. (101-105)

Il papa parla di “paradigma tecnocratico”, in base al quale comprendere la natura porta a possederla. Si tende a dimenticare la realtà intrinseca delle cose naturali, per “spremere” il mondo fino al limite. È difficile usare la tecnica e restare fuori dalla sua logica di dominio, che si estende anche all'economia e alla finanza e trascura le conseguenze per l'umanità. In conclusione, è urgente «una coraggiosa rivoluzione culturale», giacché «la scienza e la tecnica non sono neutrali». (106-114)

«Se l'essere umano non riscopre il suo vero posto, non comprende in maniera adeguata sé stesso». L'indifferenza ai danni recati alla natura, il disinteresse verso i poveri, gli embrioni umani o i disabili, l'esaltazione delle forze invisibili del mercato, la negazione dei principi universali sono facce di una stessa medaglia, che in definitiva consiste nel dimenticare Dio, mettere sé stessi al centro e conseguentemente abbandonarsi alla cultura del relativismo. (115-123)

Una visione completa dell'ecologia abbraccia anche il lavoro umano e tutte le attività che l'uomo compie sulla realtà che lo circonda. Il papa cita in proposito la lunga tradizione cristiana (tra cui quella monastica). Quando nell'uomo perde la capacità di contemplare e rispettare, il senso del lavoro viene stravolto. Siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra creazione. Bisogna consentire a tutti una vita degna mediante il lavoro. (124-129)

Si parla poi di sperimentazione sugli animali, di biotecnologia, di OGM. Mentre esiste la necessità etica di limitare fortemente la loro applicazione, tuttavia esistono situazioni in cui sono giustificate. Di converso, è preoccupante che alcuni si oppongano a queste pratiche mentre avallano la sperimentazione su embrioni umani vivi. (130-136)

 

CAPITOLO QUARTO

La relazione tra la natura e la società che la abita impedisce di separare nettamente società e natura. Il papa usa la parola “ecologia integrale” , che abbraccia sia la natura che l'uomo e che a sua volta si compone di ecologia ambientale, sociale ed economica. (137-142)

Si aggiungono anche l'ecologia culturale (al cui interno ricade anche l'attenzione alle comunità aborigene con le loro culture) e l'ecologia della vita quotidiana, che riguarda comportamenti sia individuali che collettivi relativi alle case, agli uffici, agli spazi pubblici, ai trasporti e così via. Esiste infine un'ecologia dell'uomo, che comprende l'accettazione del proprio corpo come dono di Dio.(143-155)

«L'ecologia umana è inseparabile dalla nozione di bene comune.» Presupposti sono il rispetto della persona umana con i suoi diritti, il principio di sussidiarietà, i corpi intermedi tra cui specialmente la famiglia, la pace sociale. Dalla ricerca del bene comune scaturisce la solidarietà.(156-158)

Infine si parla delle generazioni future e del mondo che lasceremo loro. (159-162)

 

 

CAPITOLO QUINTO

Si parla delle azioni possibili, a cominciare da quelle di competenza della politica internazionale (163-175) e poi delle politiche nazionali e locali (176-181).

Si parla poi degli studi di impatto ambientale e del pericolo rappresentato su questo argomento dalla corruzione. L'impatto ambientale va inquadrato nell'ambito del bene comune. (182-188)

«La politica non deve sottomettersi all'economia e questa non deve sottomettersi... al paradigma efficientista della tecnocrazia.» Gli sforzi per un uso sostenibile delle risorse non sono una spesa inutile, ma un investimento. In altri casi è opportuno rallentare un po' il passo dopo una crescita troppo veloce. Il principio di massimizzare il profitto è una distorsione dell'economia. Non si può giustificare un'economia senza politica, ma c'è bisogno di una politica con visione ampia e approccio integrale. (189-198)

Nessuna soluzione tecnica potrà giovare se l'umanità perde la sua rotta, dimenticando le grandi motivazioni generali. «In ogni caso, occorrerà fare appello ai credenti affinché siano coerenti con la propria fede e non la contraddicano con le loro azioni.» (199-201)

 

CAPITOLO SESTO

«Prima di tutto è l'umanità che ha bisogno di cambiare.» Il consumismo è legato all'egoismo e all'individualismo: più il cuore è vuoto, più si ha bisogno di comprare, possedere e consumare. Occorre cambiare le abitudini. Si tratta di una sfida educativa, che non può limitarsi a leggi e norme, ma deve far maturare la gente. L'attività educativa si esplica in vari ambiti, tra cui è centrale la famiglia. Anche saper ammirare la bellezza aiuta.(202-215)

«La grande ricchezza della spiritualità cristiana... costituisce un magnifico contributo da offrire allo sforzo di rinnovare l’umanità.» Da essa scaturisce una spiritualità ecologica. Riscoprire la vocazione di essere custodi dell'opera di Dio («conversione ecologica») porta anche alla gratitudine verso Dio per il mondo che ci ha donato, alla consapevolezza che formiamo con la altre creature una «stupenda comunione universale» e che la nostra superiorità non è motivo di gloria ma di responsabilità.(216-221)

«La spiritualità cristiana propone un modo alternativo di intendere la qualità della vita... “meno è di più”». L'eccesso distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni cosa. La sobrietà è liberante, permette di vivere meglio. Sono collegate a questo anche l'umiltà e la pace interiore. Un'espressione da rivalutare è fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti. (222-227)

L'amore fraterno non ha bisogno di un contraccambio. Per questo si possono amare i nemici, o le forze naturali che sfuggono al nostro controllo. L'esempio di santa Teresa di Lisieux c'invita a non perdere l'opportunità di una parola o di un gesto amichevoli. Anche l'impegno civile e politico possono esprimersi in piccoli gesti. Contro il degrado il papa incoraggia una cultura della cura. (228-231)

Poiché Dio riempie tutto l'universo, «c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero». Nei sacramenti questo mistero si presenta in forma privilegiata (esempio dell'acqua nel battesimo). L'Eucaristia poi è speciale: anche quando viene celebrata in una chiesetta di campagna, è sempre celebrata sull'altare del mondo. L'eucaristia domenicale ricorda il primo giorno della nuova creazione. Il riposo domenicale non è inattività, ma ricettività. (231-237)

Quando contempliamo l'universo, dobbiamo lodare tutta la Trinità, la cui impronta è in tutta la creazione. Il mondo è una trama di relazioni. La persona umana cresce entrando in relazione con Dio, con gli altri e con le creature. (238-240)

Maria guarda con compassione questo mondo ferito. A lei, come pure a san Giuseppe, possiamo chiedere di aiutarci. «Alla fine ci incontreremo faccia a faccia con l'infinita bellezza di Dio». Ogni creatura, “luminosamente trasformata”, occuperà il suo posto. Dio ci offre la forza e la luce che ci occorrono. L'enciclica si conclude con la proposta di due preghiere. (241-246)

 

Copyright Raffaele Del Re - Ultimo aggiornamento: 23 giugno 2019 - Copia consentita citando l'autore (licenza CC BY 3.0)