Humanae Vitae - Schema Riassuntivo

Avvertenza

Ricordo che questo riassunto è fatto da un semplice fedele, non da un esperto o da un teologo. E soprattutto non è un'interpretazione o un commento ma solo un riassunto, basato su quel che ho capito del documento.

Spero che questo riassunto vi sia di aiuto, ma non usatelo come "sostitutivo" dell'enciclica. I passi che vi interessano vanno letti sull'originale.

Grazie!

Che cos'è, a chi è destinata

La Humanae Vitae ("della vita umana", riferito alla parola “trasmissione”: trasmissione della vita umana) è, come altri documenti dei papi, una lettera e precisamente una lettera enciclica (una lettera “da mandare in giro”, ovvero una “circolare”).

In quanto lettera ha:

* un mittente: il papa

* dei destinatari: anche se non è dichiarato esplicitamente, si comprende che la lettera si rivolge ai cattolici – clero e fedeli laici – e in modo speciale agli sposi credenti; alcune frasi però sembrano indirizzate anche a sposi non cattolici.

Chi l'ha scritta, quando

Il 25 luglio 2018 ricorre il 50° anniversario della pubblicazione di questa enciclica, che fu pubblicata poco dopo la fine del Concilio Vaticano II, il 25 luglio 1968.

L'autore è papa Paolo VI.

Argomento

Quest'enciclica ha un argomento principale, che viene presentato fin dalla prima riga: «il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono... collaboratori di Dio creatore...» (n.1)

Panoramica

La Humanae Vitae non è molto lunga. È composta da tre capitoli preceduti da poche righe d'introduzione e seguiti da un breve appello finale, tutti quanti suddivisi in paragrafi numerati (come d'uso).

I capitoli hanno i seguenti titoli:

Capitolo I – Aspetti nuovi del problema [della trasmissione della vita da parte dei coniugi] e competenza del magistero [della Chiesa]

Capitolo II – Principi dottrinali (è il capitolo più lungo)

Capitolo III – Direttive pastorali

Capitolo I - Aspetti nuovi e competenza del magistero

Qui il papa spiega i motivi per cui ha deciso di scrivere quest'enciclica, tra cui i timori che alcuni mostrano riguardo alla sovrappopolazione e le nuove possibilità offerte dalla scienza e dalla tecnica. (n.2-3)

Alla domanda di una “nuova approfondita riflessione sui principi della dottrina morale del matrimonio” (ivi compresa la legge morale naturale), la Chiesa ha avvertito il diritto-dovere di dare risposta con adeguata ponderazione. È stato perciò costituita una commissione apposita a cui si sono aggiunti i consigli e i pareri di numerosi vescovi. (n.4-5)

Ciò non toglie che l'ultima parola spetta al papa che, vagliate le risultanze della Commissione, dà in questa sede, «in virtù del mandato» a lui affidato da Cristo, la sua risposta ufficiale. (n.6)

Capitolo II - Principi dottrinali

Ogni problema della vita umana va inquadrato «nella luce di una visione integrale dell'uomo e della sua vocazione». Per quanto riguarda il matrimonio, il papa si richiama inoltre alla Gaudium et Spes, documento prodotto dal Concilio Vaticano II. (n.7)

Il matrimonio «è stato sapientemente... istituito da Dio creatore per realizzare nell'umanità il suo disegno d'amore». (n.8)

L'amore coniugale è «prima di tutto amore pienamente umano», il che significa «sensibile e spirituale» e non semplice trasporto istintivo. È «atto della volontà libera» destinato ad accrescersi mediante gioie e dolori ed è «amore totale» nonché «amore fedele ed esclusivo». È infine «amore fecondo» che suscita nuove vite. (n.9)

Gli sposi devono conoscere e intendere correttamente la loro «missione di paternità responsabile», il che comprende la conoscenza delle leggi biologiche, il necessario dominio sugli istinti, una valutazione ponderata dei fattori economici, e « ancora e soprattutto » un riferimento all'ordine morale stabilito da Dio. (n.10)

I rapporti intimi tra gli sposi devono rimanere aperti alla trasmissione della vita; se questo requisito è rispettato, «non cessano di essere legittimi se, per cause mai dipendenti dalla volontà dei coniugi, sono previsti infecondi». (n.11) Dio infatti ha voluto una «connessione inscindibile» tra il significato unitivo e quello procreativo dell'atto coniugale. (n.12-13)

Il papa ribadisce che sono da condannare l'aborto, anche per ragioni terapeutiche, la sterilizzazione, anche temporanea, e qualsiasi azione che abbia lo scopo di impedire la procreazione. Non vale neppure l'eventuale motivazione di scegliere il male minore. (n.14)

Sono invece permesse le cure mediche, anche se ne risultasse un impedi­mento alla procreazione, se la volontà cerca la cura e non l'impedimento. (n.15) Ed è anche lecito sfruttare l'opportunità di periodi infecondi (ossia i metodi naturali) perché in questo caso si usufruisce di una disposizione naturale, mentre con altri metodi si impedisce lo svolgimento di un processo naturale. (n.16) Per di più, anche dal punto di vista psicologico e sociale i metodi artificiali producono una serie di ulteriori inconvenienti. (n.17)

Il papa prevede già una serie di contestazioni al contenuto di quest'enciclica, ma afferma che «nel difendere la morale coniugale nella sua integralità, la chiesa sa di contribuire all'instaurazione di una civiltà veramente umana». (n.18)

Capitolo III - Direttive pastorali

La chiesa (come Cristo) «ha compassione della folla, accoglie i peccatori; ma non può rinunciare a insegnare la legge che in realtà è quella propria di una vita umana restituita nella sua verità originaria e condotta dallo Spirito di Dio.» (n.19) È vero che rispettare la dottrina esposta in quest'enciclica richiede impegno e sforzi e anzi «non sarebbe attuabile senza l'aiuto di Dio», ma è anche vero tali sforzi «sono nobilitanti per l'uomo e benefici per la comunità umana». (n.20)

Agli sposi viene richiesto di acquisire «solide convinzioni» sui valori della vita e della famiglia e puntare a una perfetta padronanza di sé. Ciò fa crescere il rapporto tra i coniugi e l'influsso che hanno sui figli. (n.21)

«Tutto ciò che nei moderni mezzi di comunicazione sociale» incita «alla sfrenatezza dei costumi» e «ogni forma di pornografia o di spettacoli licenziosi» devono suscitare una franca reazione. (n.22)

Ai governanti viene chiesto di non introdurre leggi permissive, ma di curare piuttosto la formazione del popolo, lo sviluppo economico, il progresso sociale. (n.23)

Il papa esprime il suo incoraggiamento agli scienziati che cercano di cono­scere meglio le condizioni di un'«onesta» regolazione delle nascite. (n.24)

Agli sposi cristiani il papa ricorda che «la loro vocazione cristiana iniziata col battesimo si è ulteriormente specificata e rafforzata col sacramento del matrimonio». Certamente essi possono incontrare difficoltà anche gravi; ma <<per essi, come per ognuno, è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita » e la speranza cristiana deve illuminare il loro cammino. L'invito è a sfruttare i mezzi della preghiera e dell'eucaristia, ma anche a non scoraggiarsi se dovessero cadere nel peccato, ricorrendo fiduciosamente anche al sacramento della penitenza. (n.25) Gli sposi stessi possono trovarsi a diventare «apostoli e guide» di altri sposi. (n.26)

I medici e il personale sanitario sono invitati a proporre soluzioni in accordo con la dottrina della Chiesa e anche a formarsi approfonditamente, per «poter dare agli sposi che li consultano» saggi consigli. (n.27)

Il primo compito dei sacerdoti è di esporre senza ambiguità l'insegnamento della chiesa sul matrimonio. «Ma ciò deve sempre accompagnarsi con la pazienza e la bontà di cui il Redentore stesso ha dato l'esempio... intransigente con il male, ma paziente e misericordioso con i peccatori». (n.28-29) Ai vescovi il papa rivolge «un pressante invito» e cioè lavorare con ardore per la salvaguardia e la santità del matrimonio. (n.30)

Dove trovare il testo

Il testo completo dell'enciclica può essere letto per esempio sul sito del Vaticano:

http://w2.vatican.va/content/paul-vi/it/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_25071968_humanae-vitae.html

 

Schema riassuntivo pubblicato il 24 luglio 2018 (vigilia del 50° anniversario dalla pubblicazione dell'enciclica)

Copyright Raffaele Del Re - consentita la copia senza modifiche citando la fonte