amoris laetitia - schema riassuntivo

 

 

Avvertenza

Nel marzo del 2016 papa Francesco ha mandato a tutti i fedeli della Chiesa Cattolica - non solo ai preti e alle suore - un appello ("esortazione") che si chiama Amoris Laetitia. Se ce l'ha mandato, sarà perché spera che lo leggiamo. E quindi io ho deciso di prenderlo sul serio e di leggerlo davvero.

È un documento lungo. Ho pensato perciò di farne uno schema riassuntivo. Molto meglio di quello che si trova sui giornali - frammenti incompleti scorporati dal contesto. E ho pensato pure di condividere questo lavoro, per quel che potrà servire.

Ma ovviamente è solo uno schema (con i suoi limiti e - speriamo di no - forse qualche errore): quindi, usatelo pure per trovare più rapidamente i passaggi di vostro interesse, ma poi leggeteli sull'originale!

 

Che cos'è, a chi è destinata

Il documento Amoris Laetitia ("la gioia dell'amore") è, come altri documenti dei papi, una lettera. Tecnicamente, non rientra nella categoria delle lettere "encicliche" ma in quella delle "esortazioni apostoliche", con l'aggiunta dell'aggettivo "post-sinodale" perché pubblicata nel 2016 dopo il Sinodo sulla Famiglia svoltosi a Roma in due sessioni, nel 2014 e nel 2015.

In quanto lettera ha un mittente (il papa) e dei destinatari: il clero e i fedeli laici.

Inoltre, in quanto lettera, non è un codice di leggi né un'esposizione di dogmi.

 

Panoramica

Dopo una breve premessa ci sono nove capitoli di diversa lunghezza. Sia la premessa che i vari capitoli sono a loro volta divisi in paragrafi numerati.

I capitoli hanno i seguenti argomenti:

Capitolo 1 – Per cominciare, un riferimento alla Bibbia

Capitolo 2 – Un esame della situazione delle famiglie, compresi i risvolti sociali e psichici (ma già compaiono anche elementi religiosi)

Capitolo 3 – Matrimonio, famiglia e figli secondo l'insegnamento cristiano

Capitolo 4 – Il ruolo dell'amore nel matrimonio; la carità coniugale

Capitolo 5 – L'amore che diventa fecondo: l'accoglienza dei figli

Capitolo 6 – Alcune prospettive pastorali (capitolo indirizzato soprattutto ai sacerdoti e ai laici impegnati in servizi ecclesiastici a favore delle famiglie)

Capitolo 7 – Rafforzare l'educazione dei figli

Capitolo 8 – A proposito delle "fragilità" (quando cioè i singoli non riescono a seguire gli insegnamenti del Vangelo)

Capitolo 9 – Spiritualità coniugale e familiare

 

La premessa

I paragrafi dal n.1 al n.7 costituiscono una sorta di premessa (o di prefazione).

«Non consiglio una lettura generale affrettata» raccomanda il papa al n.7.

 

Capitolo 1: Alla luce della Parola

«La Bibbia è popolata di famiglie»: inizia con queste parole il primo capitolo, dedicato all'esame di una serie di passi nei quali l'Antico e il Nuovo Testamento parlano dell'argomento famiglia.

l papa sceglie il Salmo 128 («Beato chi teme il Signore») come accompagnamento per le sue riflessioni, divise in cinque paragrafi dai titoli assai significativi:

* Tu e la tua sposa (qui si parla della Genesi: «Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.»)
* I tuoi figli come virgulti d'ulivo
* Un sentiero di sofferenza e di sangue (e si menzionano Caino, Giobbe, Gesù stesso)
* La fatica delle tue mani
* La tenerezza dell'abbraccio (vengono citati tra gli altri Osea, la Madonna e i Magi)

 

Capitolo 2 (prima parte): La situazione attuale della famiglia

Il primo argomento che viene affrontato estesamente è il matrimonio. Il papa non si ferma sulle statistiche o sulle tendenze, ma sulle cause psicologiche della situazione attuale (tra cui un «individualismo esasperato», n.33).

A questo riguardo il papa è perentorio: «Noi cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio… Staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire.» Ma bisogna anche saperlo fare, senza dimenticare, tra le altre cose, di dare la giusta importanza alla grazia (n.35-37).

Nel mondo d'oggi ci sono diversi sintomi della "cultura del provvisorio" (n.39-40) e di un'affettività senza limiti (n.41). «Molti» è scritto nella relazione del Sinodo «sono quelli che tendono a restare negli stadi primari della vita emozionale e sessuale».

Dopo aver parlato del calo demografico «dovuto a una mentalità antinatalista» (n.42), dell'indebolimento della fede (n.43) e dei diritti della famiglia (n.44), il papa si ferma su alcune categorie vulnerabili: i bambini (n.45), i migranti (n.46), i disabili (n.47) e gli anziani (n.48), tutti considerati qui in relazione alla famiglia.

Il discorso si chiude con un richiamo all'importanza della misericordia, senza trasformare il Vangelo in "pietre morte da scagliare contro gli altri" (n.49).

 

Capitolo 2 (seconda parte): Alcune sfide

Vengono passati in rassegna alcuni problemi particolari, definiti "sfide": l'educazione dei figli (n.50), la tossicodipenza e la violenza all'interno della famiglia (n.51), le unioni civili e omosessuali (n.52), la poligamia, i matrimoni combinati e le convivenze (n.53), i diritti della donna e i problemi sollevati dall'utero in affitto (n.54), i padri assenti (n.55), l'ideologia gender (n.56).

Ma lamentarsi non è il pezzo forte del cristiano. Noi siamo missionari. Noi dobbiamo «liberare in noi le energie della speranza» (n.57).

 

Capitolo 3 (prima parte): La vocazione della famiglia

Il capitolo 3 affronta il tema della famiglia in una prospettiva specificamente cristiana.

È diviso in sei capitoletti. Nei primi tre, mi sembra, si presenta il quadro ideale, nei seguenti alcuni aspetti particolari e anche problematici.

Primo capitoletto: «Gesù recupera e porta a compimento il progetto divino». Premesso che «il matrimonio è un dono del Signore» e che, proprio perché dono, va trattato con cura (n.61) – rispettandone tra l'altro l'indissolubilità (n.62) – anche la famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo (n.63). Si parla infine di Cana e della famiglia di Lazzaro (n. 64) e della Santa Famiglia di Nazaret (n.65-66).

Secondo capitoletto: «La famiglia nei documenti della Chiesa». Citando il Concilio Vaticano II, il papa ricorda che «il vero amore tra marito e moglie implica la mutua donazione di sé, include ed integra la dimensione sessuale e l'affettività, corrispondendo al disegno divino» (n.67). Si citano l'enciclica Humanae Vitae di Paolo VI (n.68), l'esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II (n.69) e due encicliche di Benedetto XVI (n.70).

Terzo capitoletto: «Il sacramento del matrimonio». La famiglia è immagine di Dio, che come Trinità è comunione di persone (n.71). Il matrimonio non è una convenzione sociale, ma «un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi» (n.72). Si radica nella grazia del battesimo e procura la sua grazia specifica, che non è una "cosa" o una "forza", bensì la vicinanza di Cristo (n.73). L'unione sessuale, vissuta in modo umano e santificata dal sacramento, è per gli sposi via di crescita nella grazia (n.74). Sono proprio il consenso e l'unione dei corpi a fare degli sposi strumenti dell'azione divina ("ministri del sacramento") (n.75).

 

Capitolo 3 (seconda parte): Aspetti particolari

Quarto capitoletto: «Semi del Verbo e situazioni imperfette». I padri sinodali hanno parlato dei «semi che ancora attendono di maturare» e degli «alberi che si sono inariditi» (n.76). Il matrimonio naturale può essere compreso pienamente alla luce del matrimonio sacramentale e, viceversa, nei matrimoni non cristiani si possono scoprire "semi" della vera fede (n.77). La Chiesa «si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto» (conviventi, divorziati risposati ecc): invoca la grazia della conversione, esprime con chiarezza la dottrina, ma evita giudizi sbrigativi e si sforza d'essere attenta al «modo in cui le persone vivono e soffrono» per la loro situazione (n.78-79).

Quinto capitoletto: «La trasmissione della vita e l'educazione dei figli». I figli non sono indispensabili per dare senso al matrimonio, ma neppure si aggiungono "dall'esterno". «Nessun atto genitale degli sposi può negare questo significato» (n.80). Il figlio deve nascere da un atto sessuale e non in qualsiasi modo, perché non è una cosa dovuta ma un dono (n.81-82).

Particolarmente grave è l'aborto. «È così inalienabile il diritto alla vita del bambino […] che in nessun modo è possibile presentare come un diritto sul proprio corpo la possibilità di prendere decisioni nei confronti di tale vita.» Per medici e infermieri «si rammenta l'obbligo morale dell'obiezione di coscienza» (n.83).

Anche l'educazione dei figli, che viene definita "una sfida", è al tempo stesso "dovere gravissimo" e "diritto primario" dei genitori (n.84-85).

Sesto capitoletto: «La famiglia e la Chiesa». Le famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo offrono una testimonianza preziosa (n.86). La Chiesa stessa è famiglia di famiglie (n.87-88).

 

Capitolo 4: Il nostro amore quotidiano

La prima parte del capitolo 4 è dedicata all'amore. Non si può parlare di matrimonio senza parlare di amore. Ma la parola "amore" molte volte appare sfigurata.

Il papa riporta per intero il testo del cosiddetto "inno alla carità" di san Paolo (1Cor 13,4-7) e lo applica all'amore nel matrimonio, soffermandosi sulle singole parole una a una:

pazienza (n.91-92)   ---  benevolenza (n.93-94)   ---   assenza d'invidia (n.95-96)   ---   assenza di vanteria (n.97-98)   ---  amabilità (n.99-100; irrinunciabile, tra l'altro, la cortesia reciproca anche in famiglia)   ---  distacco generoso (n.101-102; «l’amore “non cerca il proprio interesse”»)   ---  rifiuto dell'aggressività (n.103-104; "non tramonti il sole sulla vostra ira" ecc.)   ---   perdono (n.105-108; «il perdono è possibile ... ma nessuno dice che sia facile»)   ---  compiacimento per i successi altrui (n.109-110)   ---   volontà di scusare (n.111-113)   ---   fiducia (n.114-115)   ---   speranza (n.116-117, Dio può "scrivere diritto sulle righe storte")   ---   capacità di sopportazione (n.118-119; con spirito positivo, «un'opzione per il bene che niente può rovesciare»).

 

Capitolo 4: La carità coniugale

La carità coniugale è «l'amore che unisce gli sposi, santificato, arricchito e illuminato dalla grazia del sacramento del matrimonio». Tale amore forte, «versato dallo Spirito Santo», è il riflesso dell’alleanza tra Cristo e l’umanità. (n.120-122) Si tratta di un amore che chiede di durare per sempre, in modo esclusivo, il che è possibile quando «si scopre un disegno più grande dei propri progetti», con l'aiuto essenziale della grazia. (n.123-125)

Occorre coltivare la gioia dell'amore, che non si limita solo al piacere fisico e può resistere anche alle sfide del dolore e degli anni. (n.126-130)

A coloro che preferiscono vivere l'amore senza formalizzarlo in un matrimonio, il papa dice: «È vero che l’amore è molto di più di un (...) contratto matrimoniale, ma è altrettanto certo che (...) dare al matrimonio una configurazione visibile nella società (...) manifesta la sua rilevanza.» Il matrimonio, proprio per la sua serietà, non può essere una decisione affrettata, ma neppure può essere rimandato troppo a lungo. (n.131-132)

In famiglia è necessario usare «tre parole: permesso, grazie, scusa». (n.133)

Citando san Tommaso: «La carità … non ha un limite di aumento, essendo una partecipazione dell'infinita carità che è lo Spirito Santo», il papa afferma che il matrimonio è un cammino permanente di crescita.(n. 134-135)

Il dialogo è fondamentale nella vita coniugale e familiare. Richiede capacità di ascolto, considerazione dell'altro, ampiezza mentale, anche gesti di attenzione. Ma bisogna anche avere qualcosa da dire, che emerge da una ricchezza interiore. (n.136-141)

Desideri, sentimenti, emozioni, indicati collettivamente con il termine di passioni, occupano un posto importante nel matrimonio. Di per sé, non sono né buone né cattive; il bene o il male sta nella scelta di alimentarle e nelle azioni che ne derivano. (n.142-146) Imparare a governarle richiede «un cammino pedagogico»: ecco il perché di comandamenti e divieti, La Chiesa non insegna il rifiuto dell'eros come tale, ma il rifiuto della sua «falsa divinizzazione». (n.147-149)

«Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature»; nell'essere umano essa possiede in più la capacità di esprimere «quell'amore … nel quale l'uomo-persona diventa dono». (n,150-152)

Purtroppo anche nel matrimonio possono esserci distorsioni, come la violenza o la sottomissione sessuale. Nemmeno è corretta la rinuncia a qualsiasi esigenza personale, perché l'amore deve sa dare e anche ricevere. (n.153-157)

La scelta della verginità al posto del matrimonio è una forma d'amore, che tuttavia non va vista come “superiore” al matrimonio. «Mentre la verginità è un segno “escatologico” di Cristo risorto, il matrimonio è un segno “storico”». (n.158-162)

Con il passare degli anni, anche i sentimenti cambiano, ma «possiamo certamente avere un progetto comune stabile». È una promessa d'amore che «supera ogni emozione, sentimento o stato d'animo, sebbene possa includerli». Ciò richiede anche d'invocare lo Spirito Santo, di chiedere ogni giorno la sua grazia. (n.163-164)

 

Capitolo 5: L'amore che diventa fecondo

«L’amore dà sempre vita». Per questo non si esaurisce all’interno della coppia. La famiglia è luogo «non solo della generazione, ma anche dell’accoglienza della vita». (n.165-167)

Nella gravidanza, la madre collabora con Dio e partecipa del mistero della creazione. Durante la gravidanza i genitori “sognano” il nuovo figlio e ne preparano il battesimo con la preghiera. Non importa se il bambino avrà le caratteristiche desiderate, perché «i figli sono un dono», ciascuno «unico e irripetibile». (n.168-172)

Eppure molti bambini oggi si sentono orfani. «Apprezzo il femminismo quando non pretende l'uniformità né la negazione della maternità.» La madre e il padre svolgono ruoli complementari. Anche il padre può essere latitante, per esempio quando è troppo concentrato sul proprio lavoro. (n.173-177)

Anche per le coppie che non possono avere figli il matrimonio conserva il suo valore. «La maternità non è una realtà esclusivamente biologica», esempi ne sono l'adozione e l'affido. (n.178-180)

Esiste un altro modo di vivere la fecondità dell'amore, applicabile anche alle famiglie con figli: lasciare un'impronta nella società, diventando luogo d'integrazione della persona e punto d'unione tra pubblico e privato. (n.181-184)

L'Eucaristia, accomunando i cristiani nell'unico Corpo di Cristo, diventa un appello alle famiglie più benestanti, che si ricordino di quelle più povere e in genere di tutti i bisognosi. (n.185-186)

E poi c'è la famiglia in un senso più ampio: l'attenzione dei figli verso i genitori, peraltro da coordinare con le esigenze di formare una nuova famiglia (n.187-190), l'attenzione in generale verso gli anziani (n.191-193), i rapporti tra fratelli (n.194-195), l'accoglienza per ragazze madri, orfani, disabili ecc. (n.196-197), nonché la delicatezza verso i parenti acquisiti (n.198).

 

Capitolo 6: Alcune prospettive pastorali

«Si tratta di far sperimentare che il Vangelo della famiglia è gioia che riempie il cuore e la vita intera... Alla luce della parabola del seminatore, il nostro compito è cooperare nella semina: il resto è opera di Dio.» Il discorso è rivolto ai sacerdoti e ad altri operatori come catechisti, frati, suore, operatori laici ecc., i quali devono superare la pura teoria e calarsi nei problemi reali. (n.199-204)

Occorre l'impegno di tutta la comunità per aiutare i futuri sposi a prepararsi alle nozze, praticando le virtù (castità compresa) e vivendo il legame tra matrimonio e battesimo. Ed è bene partire con largo anticipo, se possibile fin dall'inizio del fidanzamento e anche prima. (n.205-211)

«Cari fidanzati» dice il papa a proposito della celebrazione «non lasciatevi divorare dalla società del consumo e dell'apparenza.» È importante soprattutto non perdere di vista il significato spirituale. E neppure dimenticare che il sacramento estende i suoi effetti a una vita intera. «Non sarebbe bene che [i due] arrivino al matrimonio senza aver pregato insieme, l’uno per l’altro, chiedendo aiuto a Dio per essere fedeli e generosi.» (n. 212-216)

Talora i coniugi soffrono di una straordinaria fragilità durante i primi anni. Ecco perché è bene continuare ad accompagnarli anche dopo il matrimonio. Tra l'altro i coniugi devono pian piano capire che «il “sì” che si sono scambiati è l’inizio di un itinerario», attraverso una serie di tappe. Bisogna anche evitare di avere aspettative troppo alte, e davanti alla realtà evitare di correre alla separazione ma accettare la sfida di un cammino graduale. (n. 217-221)

Bisogna anche aiutare i nuovi sposi ad accogliere con generosità i figli, certo con accordo comune e senza forzature, ma con una disponibilità che può andare anche in contrasto con la mentalità corrente. (n.222)

E infine vengono elencate alcune “risorse” utili alle famiglie: le coppie di sposi più esperte, il tempo che si può ritagliare in mezzo al ritmo frenetico della vita moderna, alcune abitudini che possono rinsaldare il rapporto, la confessione frequente, la direzione spirituale, la preghiera familiare, la lettura della Sacra Scrittura, (n.223-227)

Dopo un breve cenno alle coppie in cui uno dei due non è credente, vengono indicate attività che le parrocchie possono fare in favore delle coppie che hanno problemi. Anche le occasioni per contattare coppie solitamente assenti dalla vita comunitaria vanno valorizzate. (n.228-230)

Ogni crisi superata «permette d'incrementare l'intensità della vita condivisa» per arrivare a «bere insieme il vino migliore». Ci sono crisi comuni a quasi tutti i matrimoni (la crisi degli inizi, la crisi dell'arrivo del figlio, ecc.), ci sono crisi personali (p.es. difficoltà economiche, di lavoro ecc.) e ci sono situazioni inaspettate. A volte basta poco per decidere che tutto è finito. E invece occorre saper «scegliere nuovamente l'altro come compagno di strada». (n. 231-238)

A volte una persona non ha guarito le vecchie ferite dell'infanzia o dell'adolescenza. Quando ci sono problemi nella coppia, a volte occorre curare quelle vecchie ferite. (n.239-240)

Purtroppo «ci sono casi in cui la separazione è inevitabile», sempre e solo come estremo rimedio. Ma chi subisce questi casi come ingiustizia dev'essere aiutato a perdonare. Si parla anche di divorziati: quelli soli, che «vanno incoraggiati a trovare nell'Eucaristia il cibo che li sostenga» e quelli che vivono una nuova unione, che «non sono scomunicati»; prendersene cura non indebolisce la fede nell'indissolubilità del matrimonio. Il papa sta anche provvedendo a rendere più snello il processo di nullità matrimoniale. (n.241-244)

Infine un appello a chi si separa: «Mai prendere il figlio come ostaggio!» I figli dei separati e dei divorziati spesso soffrono in silenzio. Per i figli le comunità cristiane non devono lasciare soli i genitori anche divorziati, anche risposati. Il papa definisce il divorzio un «dramma della nostra epoca». (n.245-246)

Si parla ancora di matrimoni in cui uno dei coniugi è (o è stato) di fede diversa da quella cattolica. (n. 247-249)

Per quanto riguarda le persone con tendenze omosessuali, mentre si ribadisce che ogni persona va rispettata e accolta (e anche aiutata a comprendere la volontà di Dio sulla loro vita), «non esiste fondamento... per... stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio». (n.250-251)

Alla fine del cap. 6 il papa accenna alle famiglie monoparentali (n.252) e si sofferma sui casi in cui la morte colpisce un membro della famiglia (n.253-258).

 

Capitolo 7: Rafforzare l'educazione dei figli

«I genitori incidono sempre sullo sviluppo morale dei loro figli, in bene e in male... Il tempo è superiore allo spazio... si tratta di generare processi più che di dominare spazi.» (n.259-262)

Non si può delegare interamente la formazione morale dei figli, p.es. alla scuola. È una responsabilità educativa anche generare fiducia nei figli: essi hanno bisogno di sentirsi preziosi per i genitori. (n.263) L'educazione è un processo graduale, che «va dall'imperfezione alla maggiore pienezza». (n.264) Non bisogna limitarsi ai divieti, senza mostrare anche il bene che si può raggiungere. (n.265) È importante anche acquisire buone abitudini. (n.266) La vita virtuosa fortifica ed educa la libertà. (n.267)

La correzione è uno stimolo purché unita ad apprezzamento e fiducia, senza ira e senza ostilità. La disciplina non deve essere “mutilazione del desiderio”; occorre trovare un equilibrio. (n.268-270)

Il papa parla di paziente realismo. Bisogna chiedere ai figli passi non sproporzionati, «procedere a poco a poco... a seconda dell'età e delle possibilità». (n.271-273

«La famiglia è la prima scuola dei valori umani, dove si impara il buon uso della libertà.» (n. 274) Nell'epoca attuale è importantissimo «educare alla capacità di attendere». (n. 275) L'educazione in famiglia «deve suscitare il sentimento del mondo e della società come “ambiente familiare”» (n.276) «La famiglia è il soggetto protagonista di un'ecologia integrale... contiene al proprio interno i due principi-base della civiltà umana sulla terra: il principio di comunione e il principio di fecondità.» (n.277) Le tecnologie della comunicazione e del divertimento possono essere di aiuto o di ostacolo. (n,278) «Non è bene neppure che i genitori diventino esseri onnipotenti per i propri figli.» Da questo punto di vista, aiutano i rapporti tra famiglie, la comunità cristiana, le scuole cattoliche. (n.279)

Già il Concilio Vaticano II consigliava «una positiva e prudente educazione sessuale», tenendo conto della psicologia di ciascuna età e intendendola «nel quadro di un'educazione all'amore, alla reciproca donazione». (n.280-281) Essa deve custodire «un sano pudore». (n.282) Concentrarsi sul “sesso sicuro” trasmette un atteggiamento negativo, «come se un eventuale figlio fosse un nemico dal quale doversi proteggere». È anche irresponsabile invitare gli adolescenti a giocare con i loro corpi e i loro desideri. (n.283) È necessario anche saper apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità. (n.284-286)

Nonostante gli ostacoli dovuti alla vita moderna, «la famiglia deve continuare a essere il luogo dove s'insegna a cogliere le ragioni e la bellezza della fede, a pregare e a servire il prossimo.» Anche se la fede resta dono di Dio, ricevuto nel Battesimo, i genitori sono Suoi strumenti. (n.287-290)

 

Capitolo 8: La fragilità

«La Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto» La Chiesa viene paragonata alla luce di un faro «per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta». (n.291-292)

Questo atteggiamento la spinge a voler «entrare in dialogo pastorale con tali persone». Papa Giovanni Paolo II parlava in certi casi di una legge della gradualità (non una gradualità della legge) che riconosce nell'essere umano delle tappe di crescita. (n.293-295)

«La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno, di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero.» Se qualcuno vuole sostenere l'errore, non glielo si potrà permettere, ma «perfino per questa persona può esserci qualche maniera di partecipare alla vita della comunità». (n.296-297)

Riguardo alle coppie conviventi o sposate civilmente (eventualmente dopo un divorzio) «compete alla Chiesa rivelare loro la divina pedagogia della grazia nella loro vita». I divorziati risposati possono trovarsi in situazioni diverse, che non devono viste come tutte uguali. In ogni caso, per quanto possibile senza scandalo, devono essere più integrati nelle comunità cristiane – tra l'altro a vantaggio dell'educazione cristiana dei loro figli. (n.298-300)

Proprio la varietà delle situazioni non permette una nuova normativa di carattere generale; è utile invece incoraggiare a un lavoro di discernimento e di accompagnamento, senza dare spazio al «grave rischio di messaggi sbagliati». Per condizionamenti e circostanze attenuanti, non tutti coloro che vivono un'unione irregolare sono in peccato mortale; bisogna però favorire «la maturazione di una coscienza illuminata». E questa coscienza può anche scoprire che una situazione che «non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo... per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio», ferma restando l'apertura a nuove tappe di crescita. (n.301-303)

Allargando il discorso al rapporto tra norme generali e situazioni particolari, il papa afferma: «È vero che le norme generali presentano un bene che non si deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non possono abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari... Nello stesso tempo... ciò che fa parte di un discernimento pratico davanti ad una situazione particolare non può essere elevato al livello di una norma.» (n.304-305)

D'altra parte, la carità fraterna è « la prima legge dei cristiani » ed è la linea guida nei confronti di chi ha difficoltà a vivere la legge divina. Sant'Agostino la paragonava all'acqua che viene ricercata per prima cosa allorché s'accende la fiamma del peccato. (n.306)

«In nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l'ideale pieno del matrimonio.» Tuttavia, senza sminuire questo valore, «bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita», secondo una logica di «compassione verso le persone fragili». La misericordia «non è solo l'agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli»; eppure poniamo a volte tante condizioni che la svuotiamo di significato reale. (n.307-312)

 

Capitolo 9: Spiritualità familiare

«La Trinità è presente nel tempio della comunione matrimoniale. Così come abita nelle lodi del suo popolo, vive intimamente nell'amore coniugale che le dà gloria.» (n.313-314) E la presenza del Signore abita nelle famiglie. «Una comunione familiare vissuta bene è un vero cammino di santificazione». (n.315-316)

La preghiera in famiglia è un mezzo privilegiato per esprimere e rafforzare la fede. Esistono legami profondi anche tra la vita coniugale e l'Eucaristia. (n.317-318)

Nel matrimonio si vide anche il senso di appartenere a una sola persona. Ogni coniuge è per l'altro segno della vicinanza di Dio, che non ci lascia soli. Ma è importante anche che si arrivi a un certo momento a scoprire che l'altro appartiene prima di tutto al Signore. (n.319-320)

La famiglia è anche il luogo del “prendersi cura”. (n.321) «Voler formare una famiglia è avere il coraggio di far parte del sogno di Dio». Del resto, «è una profonda esperienza spirituale contemplare ogni persona cara con gli occhi di Dio e riconoscere Cristo in lei». (n.322-323) Per impulso dello Spirito Santo, la famiglia «si apre, esce da sé per riversare il proprio bene sugli altri, per prendersene cura». (n.324)

Il documento si conclude con un'esortazione specifica: «Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza... che ci è stata promessa.» E poi anche con una preghiera, indirizzata alla Santa Famiglia di Nazaret. (n.325)

 

 

Raffaele Del Re - Ultimo aggiornamento: 27 agosto 2018 - Copia consentita citando l'autore (licenza CC BY 3.0)